Chiese Romaniche

Il territorio che va da sud del Po fino al Tanaro è costellato di chiese romaniche. Ora appaiono solitarie su colline o nascoste nella fitta vegetazione dei boschi o ancora nei cimiteri. Nel Medioevo, però, erano le chiese dei villaggi, il cuore della vita quotidiana. La loro storia volle che da quella funzione fossero trasformate in cappelle cimiteriali o chiese campestri e nonostante il loro significato iniziale si sia perso, il fascino che esse producono è rimasto immutato.

 

È nell’Alto Astigiano che troviamo le massime espressioni di questa religiosità medievale: in questa zona, facilmente raggiungibile da Asti e da Torino, imperano, in un perfetto connubio paesaggistico e cromatico, i filari delle viti che producono vini di buon pregio e una serie di chiese, più o meno grandi, più o meno isolate, tutte accomunate dal rosso del cotto alternato al giallo del tufo, caldi materiali con i quali vennero edificate.

Fra questi edifici il più grande e insigne è la Canonica di Santa Maria di Vezzolano, già centro di un importante complesso monastico, in una valletta a breve distanza dal comune di Albugnano.

 

La Canonica di Santa Maria di Vezzolano faceva parte di un importante complesso monastico già ricordato in un documento del 1095; degli edifici che componevano il monastero sono arrivati fino a noi la chiesa, il chiostro e la sala capitolare.

 

La chiesa fu costruita fra il XII e il XIII secolo, e rimaneggiata in seguito; originariamente era a tre navate, ognuna terminante con un’abside semicircolare; in un’epoca imprecisata, ma comunque antica, la navata di destra fu chiusa, e aperta dal lato opposto, a formare il lato nord del chiostro.

 

La facciata è molto ricca e complessa, con tre diversi ordini di colonne, i primi due sormontati da architravi, l’ultimo da archetti; nella lunetta del portale, una scultura rappresenta la Madonna in trono fra un angelo e un devoto; in corrispondenza della bifora nel secondo ordine di colonne, il Redentore fra due angeli; altre sculture rappresentano angeli e santi.

 

L’aspetto dell’interno, con gli archi fra le colonne e le volte a sesto acuto, appartiene al primo periodo gotico. Molto sobria è la decorazione scultorea, che nondimeno contiene autentici capolavori, come le figure dell’Annunciazione, ai due lati della finestrella centrale dell’abside.

 

L’elemento scultoreo di maggiore interesse, per bellezza e rarità, è però il grande jubé, un tramezzo decorato con sculture in alto rilievo, che all’interno della navata centrale separava l’area destinata al clero da quella in cui trovavano posto i semplici fedeli. Poiché le figure più esterne furono, in epoca posteriore, semplicemente dipinte in ristrette aree libere, si suppone che il grande rilievo fosse stato realizzato per una diversa destinazione, e poi sia stato accorciato per essere sistemato nell’attuale posizione.

 

Il chiostro sembra essere stato realizzato in diverse epoche: per primo il portico occidentale, che ha ancora una copertura in legno; poi quello settentrionale, derivato dalla navata destra della chiesa; quindi gli altri due. Il piccolo giardino all’interno riecheggia ancora la quiete della vita monastica.

È rimasta solo una piccola parte della decorazione pittorica; sono particolarmente interessanti, nel braccio nord del chiostro, la Madonna in trono col Bambino, l’Adorazione dei Magi e il Contrasto fra tre vivi e tre morti.